L’agricoltura in Italia
L’agricoltura in Europa è un settore dominato da aziende di piccole dimensioni: il 65% ha una superficie inferiore ai 5 ettari e solo il 3% delle aziende agricole dell’Unione Europea raggiunge i 100 ettari, lavorando oltre la metà della superficie agricola utilizzata (SAU). La struttura dell’agricoltura UE si conferma dominata da over 60: l’età di chi conduce aziende agricole fa registrare solo un 11% di gestori con meno di 40 anni, contro un terzo (32%) che di anni ne ha 65.
Poco più della metà del fatturato agricolo dell’UE proviene da Francia, Germania, Italia e Spagna. Francia, Spagna, Regno Unito e Germania insieme rappresentano la metà dei terreni agricoli dell’UE. Con poco più di 12 milioni di ettari di superficie utilizzata, l’agricoltura italiana realizza oltre il 12% del fatturato del settore nell’Ue a 28, confermandosi terza economia agricola del continente dopo Francia (17% con 28 mln di ettari) e Germania (13% con 15 mln di ettari). Il settore, fa notare Eurostat, è dominato dagli uomini, con solo tre imprenditori agricoli su dieci (29%) che sono donne.
L’Italia però è uno dei paesi più rosa d’Europa, con il 32% di donne a gestire le aziende. In Italia sono oltre 1 milione i lavoratori che nel 2017 hanno contribuito al settore agroalimentare, pari al 5,5% degli occupati totali: 919 mila in agricoltura, silvicoltura e pesca e 465 mila nell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco. Un dato che rispetto a dieci anni fa registra un calo del 6,7%, comunque quasi un terzo rispetto alla perdita di lavoratori del settore primario registrata in media dall’Europa (-17,5%). È quanto emerge dal “Rapporto sulla competitività dell’agroalimentare italiano” curato da Ismea nel 2017 che registra un trend negativo dell’occupazione agricola nel lungo periodo e di carattere strutturale, comune a tutte le economie avanzate, anche se tra il 2013 e il 2017 si registra una ripresa con una crescita del 3% in controtendenza con l’Europa (-7,4%). Nell’industria alimentare l’occupazione è cresciuta nel decennio e oggi è al +2% rispetto al 2007, a differenza dell’intera economia; negli ultimi 5 anni l’incremento è del 3,4%.
Ci sono altri aspetti che caratterizzano il settore agricolo italiano: quella italiana è l’agricoltura multifunzionale d’Europa, grazie a un valore di 4,5 miliardi di euro delle attività secondarie agricole, come l’agriturismo, le vendite dirette e la produzione di energie rinnovabili, mentre altri 5 miliardi valgono le attività di supporto, come i servizi in conto terzi e per la manutenzione dei terreni e se, in media, nell’Ue le attività secondarie e i servizi incidono sul valore della produzione agricola totale per il 3,8% e il 4,8%, in l’Italia le quote salgono all’8,2% e all’8,8%. L’agriturismo in particolare rappresenta una specificità italiana che dal suo esordio negli anni ’70 ha avuto un notevole sviluppo: nel 2017 si contano 23.406 strutture agrituristiche autorizzate, in crescita rispetto all’anno precedente (+3%) e quasi 5.000 in più rispetto al 2007.
Il rapporto sottolinea poi un altro primato italiano, relativo all’agricoltura di qualità (produzioni biologiche e a indicazione geografica) dove il comparto biologico coinvolge 1,8 milioni di ettari e 72 mila operatori certificati nel 2016 (circa il + 40% rispetto al 2013). Per quanto riguarda i riconoscimenti di prodotti a Indicazione Geografica sono 818 le denominazioni italiane (295 Food e 523 Wine) su 3.005 registrate nel mondo a fine 2017, in costante crescita nel decennio, con un valore all’origine delle produzioni alimentari Ig cresciuto del 50% nell’ultimo decennio, da 4,5 nel 2007 a 6,6 miliardi di euro nel 2016.
L’Italia si conferma così il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea L’Italia inoltre produce il 40% dei vini Ig europei, per un valore di quasi 5 miliardi nel 2016, in crescita del 23% rispetto al 2007. Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più Dop e Igp (rispettivamente 45 e 38 prodotti riconosciuti). Nel 2017 gli operatori certificati sono 85.592, 1.897 in più del 2016 (+2,3%). Tra questi, il 90,6% svolge solo attività di produzione, il 6,4% solo trasformazione e il 3% entrambe le attività.
Ma il futuro dell’agricoltura si chiama precision farming o anche agricoltura 4.0, termini che vedono un forte legame con le tecnologie digitali in grado di fornire strumenti utili all’agricoltore per poter prendere decisioni più consapevoli ed efficaci sulla semina, la difesa, l’irrigazione, il raccolto e tanto altro ancora. L’innovazione è appannaggio soprattutto dei giovani, più pronti ad adottare per la gestione della loro azienda soluzioni sofisticate di agricoltura di precisione. Il mercato globale dell’agricoltura 4.0 vale 7 miliardi di dollari (il doppio rispetto allo scorso anno), di cui il 30% generato in Europa. La crescita è ancora più rapida in Italia, dove il mercato ha un valore compreso tra i 370 e i 430 milioni di euro (+270%), che per circa l’80% è generato da offerte innovative di attori già affermati nel settore (ad esempio i fornitori di macchine e attrezzature agricole) e per circa il 20% da soluzioni di attori emergenti (soprattutto startup), che propongono sistemi digitali innovativi e servizi di consulenza tecnologica (dati Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise – Research & Innovation for Smart Enterprises – dell’Università degli Studi di Brescia).