Salvaguardare e valorizzare l’ambiente in agricoltura e puntare sulle produzioni di qualità sono gli obiettivi dell’agricoltura ecocompatibile: una agricoltura che sposa fisiologia, biologia, chimica, climatologia, entomologia, scienza e tecnologia. Questo approfondiamo grazie alla storia del giovane Alessandro Scintu, che nei pressi di Oristano conduce una piccola azienda agricola di colture ortive.

Quello della Sardegna è un paesaggio che presenta peculiarità molto varie e articolate, difficilmente riconducibili a unicità e omogeneità, anzi l’unico elemento di omogeneità del paesaggio è proprio la sua diversità con un patrimonio di prodotti tipici da salvaguardare e promuovere come pane, pasta, vino, olio, dolci, carne, formaggi, frutta, agrumi e appunto deliziosi ortaggi.

 

Chi è Alessandro Scintu? Ecco qui sotto la sua presentazione:

 

Alessandro,  dopo aver compito studi universitari a Bologna, prima in informatica e poi in agraria, ha scelto di tornare a Oristano per portare avanti l’azienda di famiglia e coltivare ortaggi e frutti di stagione, secondo principi che sposano all’agricoltura la chimica, la climatologia, l’entomologia e la scienza. Nel suo lavoro Alessandro ha introdotto innovazioni a livello agronomico e della difesa delle piante dagli insetti più pericolosi. Ma soprattutto, sta dedicando parte dei suoi 8 ettari alla sperimentazione di antiche varietà locali di pomodoro, avendo preso parte ad un progetto di ricerca per la conservazione e valorizzazione della biodiversità vegetale condotto dall’Università di Sassari, un’iniziativa per salvare un patrimonio e ridare vigore all’economia agricola dell’isola.

L’interesse rivolto al il pomodoro è legato al fatto che è una delle specie orticole più importanti della Sardegna. Con oltre 60 specie censite dall’Università di Sassari, il pomodoro contribuisce per circa il 29% alla produzione lorda vendibile orticola dell’isola. La sua diffusione risale agli anni 1760-1765. Oggi, dati ISTAT alla mano, si registra un incremento della superficie coltivata in serra, passata da circa 180 ettari del 1980 ai 566 del 2011, a fronte di un calo di quella in pieno campo. Oltre a rappresentare un patrimonio di agro-biodiversità, il pomodoro è una significativa risorsa come fonte di geni utili per il miglioramento genetico.

Guarda la puntata integrale con la storia di Alessandro qui sotto:

Tra le ortive che Alessandro coltiva, scopriamo di più sulla melanzana, il frutto di una pianta annuale della famiglia delle Solanacee originaria delle zone calde di India e Cina. Per eliminare in parte il gusto leggermente amarognolo della melanzana è possibile farla spurgare con del sale almeno un paio di ore in modo che la polpa rilasci il liquido più amaro. Sconosciuta agli antichi greci e latini, la melanzana fu portata nell’area mediterranea dagli arabi nel Medioevo e oggi è coltivata in Italia nelle regioni meridionali. Per la sua capacità di assorbire bene i grassi alimentari, si presta a preparazioni ricche e saporite. La melanzana è ricca di sali minerali e vitamine, soprattutto del gruppo B e C. Dal basso contenuto nutrizionale, è povera di calorie e ricca di acqua. Facilita quindi la diuresi ed è un ottimo coadiuvante delle funzionalità del fegato. Le melanzane, inoltre, stimolano la produzione di bile e aiutano a mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue. Come tutti i vegetali di colore viola, le melanzane sono molto ricche di antiossidanti. Le melanzane sono quindi Mele insane, non buone, ma prodotti alleati della salute dell’Intestino, sistema cardiovascolare, fegato, apparato urinario.  Ce ne parla Francesca Cerami dell’Istituto per la Promozione e la Valorizzazione della Dieta del Mediterraneo e vediamo poi la preparazione di una gustosa ricetta: