A Novafeltria, in provincia di Rimini, in un’area di confine tra la regione Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana, in una zona che è un’ alta espressione dell’Italia Centrale, si trovano le condizioni climatiche e il paesaggio perfetti per il pascolo e l’allevamento. Qui conosciamo due storie di allevatori di bovini e suini di pregio che vengono allevati in modo sostenibile per la produzione di carni di ottima qualità.

Quello dell’Alta Valmarecchia, così si chiama questa zona che prende il nome dal fiume che la attraversa, è un territorio ingeneroso per l’agricoltura, ma perfetto per l’allevamento, ne capiamo di più in questo breve video:

Conosciamo Domenico Chiari che alleva le tre razze IGP del Vitellone bianco dell’Appennino Centrale: la Romagnola, la Marchigiana, la Chianina e gestisce un allevamento sostenibile e rispettoso dell’ambiente che sfrutta in maniera estensiva il territorio dove i bovini vivono in un contesto del tutto naturale, senza catene e liberi di muoversi. I ricoveri sono all’aria aperta, dove favorevole è l’azione battericida dei raggi solari, con una lettiera fatta di paglia il più vicino possibile all’habitat naturale dell’animale. I cereali e il foraggio, di cui si nutrono i bovini, provengono per la maggior parte dalle colture dell’azienda, integrate con produzioni limitrofe. E per finire Domenico e il fratello Gian Piero hanno optato per un mattatoio interno costruito secondo regole che tutelano al massimo il benessere dell’animale.

Ci spostiamo poi a conosce un curioso animale, la mora romagnola da cui si ricavano salumi prelibati. Si tratta di una razza suina autoctona che ha rischiato di scomparire: nel 1949 ne esistevano circa 22.000 esemplari, ma la crescente domanda di cibo iniziò a favorire la diffusione del classico maiale rosa (Large White), più adatto all’allevamento intensivo. La Mora Romagnola ha bisogno infatti di un paio d’anni per maturare ed essere macellata, ed è poco prolifica. Le sue carni sono sapide, morbide ma compatte, alquanto grassottelle, da cui si producono salumi di pregio come il culatello o la spalla cruda, ma anche le tradizionali cotture casalinghe di arrosti, braciole e spiedini che bastano a esaltare i sapori e i profumi, ricchi e complessi, di questa carne “ritrovata”.

Questo curioso animale è alevato da Lucio Zavatta e il papà Piergiorgio che conducono una piccola azienda, dove allevano suini di razza Mora Romagnola nei pascoli allo stato brado, nel massimo rispetto dell’ambiente e del benessere animale. La loro azienda fa parte dell’associazione “La Mora del Presidio” che raccoglie 6 allevatori con 42 scrofe iscritte. Tutti i prodotti lavorati e trasformati in azienda sono PRESIDIO SLOW FOOD, per cui i suini vengono allevati e “trasformati” secondo un preciso disciplinare di allevamento, lavorazione e trasformazione. Un esempio su tutti: l’integrazione alimentare degli animali è di tipo vegetale, no OGM.

Ecco la puntata integrale dedicata a Domenico, Lucio e Piergiorgio e le razze bovine e suine dell’alta Romagna:

Qui  nel breve video vediamo un assaggio delle carni pregiate della Romagna montuosa, al confine con le Marche: