Si possono unire alta tecnologia e tradizione? Lo vediamo in questa terza puntata che ci porta in Veneto, nel territorio di Valdobbiadene, Quartier del Piave nella Marca Trevigiana. Il territorio è noto a tutti per la produzione vinicola, specialmente per il famoso Prosecco ma noi conosciuto qui la storia di Fabio Curto, giovane imprenditore che conduce un’azienda zootecnica unica nel suo genere: qui meccanica, robotica ed informatica sono in perfetta sintonia con il territorio e le sue antiche usanze.

Fabio, 33 anni, guida l’azienda familiare Ponte Vecchio, fondata negli anni ’50 dal nonno Sebastiano, all’interno di un vecchio mulino vicino al ponte che, attraversando il Piave, unisce la pianura trevigiana a Valdobbiadene. In 300 ettari suddivisi tra la collina e i pascoli del Monte Cesén, si coltivano mais, sorgo, foraggere di erba medica e prato polifita destinati all’allevamento di 50 suini, 280 bovini da latte principalmente di razza Bruna e 50 bovini da Carne. Oltre all’allevamento, l’azienda, con i suoi 10 collaboratori stabili, ha puntato sulla produzione casearia, l’attività agrituristica e la produzione vinicola.

Chi è Fabio Curto? Ecco qui la sua breve presentazione:

 

La grande innovazione che Fabio ha portato al settore zootecnico è che nella sua azienda le mucche si allevano con lo smartphone: la sua è la prima stalla completamente robotizzata in Italia. Il giovane allevatore 4.0, ha fatto una scelta molto radicale nell’avere adottato una gestione della stalla completamente affidata alla domotica. Sono lontani i tempi in cui si entrava in stalla alle 5, si prendeva il forcone e si iniziavano tutte le attività di cura, alimentazione e mungitura degli animali, ora Fabio arrivo alle 7 e si mette al PC, da cui governa tutto. Il lavoro manuale lo fanno i robot, mentre lui e i suoi collaboratori si occupano delle mansioni di concetto.

 

Bel cambiamento, no? Negli allevamenti moderni le mucche, dunque, possono essere munte dai robot: i bovini vengono attirati nel box di mungitura dove trovano la loro razione di cibo. È lì che il braccio meccanico del robot trova le mammelle ed effettua la mungitura. E le mucche, con collare munito di chip, sono meno stressate perché più libere di scegliere quando recarsi alla mungitura, producono di più e si ammalano di meno. Grazie al risparmio in ore di lavoro e all’aumento della produzione si ha anche la possibilità di investire per il loro benessere e il lavoro è meno faticoso, racconta Fabio, che con un’App sullo smartphone, controlla in tempo reale i dati raccolti dai dispositivi nella stalla: quanto e se le mucche hanno mangiato, se un bovino è in calore, quanto latte producono, se i vitellini sono allattati in maniera sufficiente, ecc.

Fabio per la sua stalla è stato anche premiato dal Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori come esempio virtuoso nell’uso dei Fondi Europei per aver saputo coniugare ricambio generazionale ed innovazione, un primato tutto italiano da renderci orgogliosi.

 

 

 

 

La puntata integrale dedicata a Fabio Curto tra il pascolo e la stalla automatizzata qui sotto:

Dal pascolo passiamo alla cucina per assaggiare lo Schiz di malga con polenta e funghi. Lo Schiz è il tipico formaggio delle malghe di montagna, che si ricava dalla cagliata del latte appena munto. Costituiva, con la polenta, il piatto unico di una cucina povera ma sana e genuina. Il nome risale all’abitudine che i malgari avevano di recuperare i residui di cagliata che schizzavano fuori dalle fascere durante la fase di formatura o “schiacciatura”, in dialetto locale “schizar”. Si tratta di un cibo antico, riscoperto negli ultimi decenni e molto apprezzato per il gusto particolare che acquista con la semplice preparazione. Si tratta di un formaggio altamente digeribile e gustoso